Ho chiamato questa cosa delinquente e non me ne pento affatto. Per ragioni di natura semantica e sociale che probabilmente altri potranno spiegare meglio di me, il termine delinquente ha in Italiano una carica negativa molto più forte che in qualsiasi altra lingua parlata in Europa.
Per tradurre in modo chiaro e convincente quello che penso della cosa Berlusconi uso il termine nell’accezione che la lingua di Dante gli dà normalmente, anche se è più che dubbio che Dante lo abbia mai usato.
Delinquenza, nel mio portoghese, significa, in concordanza con i dizionari e la pratica corrente della comunicazione, ”Commettere atto di criminalità, disobbedire leggi e modelli morali”. La definizione si accomoda sulla cosa Berlusconi perfettamente, gli calza a pennello, senza fare una piega, fino a tal punto da somigliare più a una seconda pelle che ai panni che indossa abitualmente. È da anni che la cosa Berlusconi commette delitti di variabile, anche se sempre di dimostrabile gravità. Il colmo vero e proprio non è che disubbidisca alle leggi ma, ancora peggio, le fa “fabbricare” su misura (la sua ovviamente) per la salvaguardia dei suoi propri interessi pubblici e privati, di politico, imprenditore, e accompagnatore di minorenni,e per quanto riguarda i modelli morali, non vale nemmeno la pena parlarne, non c’è nessuno in Italia e nel mondo intero che non sappia che la cosa Berlusconi è da molto tempo che è caduta nella più completa abiezione.
Questo è il primo ministro italiano, questa è quella cosa che il popolo italiano ha scelto per due volte per averlo come modello, questa è la strada della rovina,verso la quale si stanno trascinando i valori di libertà e dignità che intrisero la musica di Verdi e l’azione politica di Garibaldi, quelli che fecero dell’Italia del XIX secolo durante la lotta per l’unificazione, una guida spirituale dell’Europa e degli europei. È proprio questo che la cosa Berlusconi vuole buttare nel secchio dell’immondizia della storia. Gli italiani finiranno per permetterlo ?
Traduzione dell'articolo di José Saramago, premio Nobel di Letteratura, scritto nel País il 7 giugno 2009.
Traduzione dell'articolo di José Saramago, premio Nobel di Letteratura, scritto nel País il 7 giugno 2009.