sabato 28 marzo 2009

Coppie veneziane, articolo d’Arturo Perez Reverte di 1997

Articolo tartto da "la Ciudad perdida de Nivorg": originale a nivorg.blogspot.com

Pochi giorni fa ho riletto quest' articolo che da più di dieci anni era rimasto lì, in qualche angolo della mia mente. Si tratta di un articolo di Pérez Reverte sul tema dell’omosessualità, ispirato in una coppia di due uomini che lo scrittore incontrò per caso a Venezia. Con grande sorpresa mi sono reso conto che, purtroppo, l’articolo è ancora oggi molto attuale.


COPPIE VENEZIANE, 1997, Arturo Pérez Reverte:

Non mi ero mai accorto prima, della quantità di coppie omosessuali che passeggiano per le strade di Venezia. Le incontri dappertutto, lungo i ponti, sulle sponde dei canali, cenando in piccoli ristoranti della città vecchia. Di solito Non si tratta di coppie spettacolari, ma io direi proprio tutto il contrario e cioè persone discrete, silenziose, spesso con aspetto formale, civile. Osservando gli altri impari moltissime cose, e nel caso di queste coppie mi piace proprio tanto sorprendere i loro gesti moderati di affetto e fiducia, la condivisione dei ruoli convenzionali che di solito si verifica tra l’uno e l'altro, la tenerezza contenuta che spesso senti galleggiare fra di loro, nella loro immobilità, il loro silenzio. Pensavo a tutto ciò l'altro giorno a bordo di un vaporetto che va da San Marco al Lido. Sulla laguna soffiava un vento gelido, i passeggeri eravamo raccolti, presi dal freddo, e in un lato del traghetto c’era una coppia, due uomini, sulla quarantina, sereni. Erano seduti molto vicini, uno di loro era appoggiato sulla spalla del compagno nel tentativo di prendere calore. Erano tranquilli e silenziosi,intenti a guardare l’acqua grigio verde e il cielo di color grigio cenere. E in un momento in cui il traghetto fece un piccolo movimento,la luce,o meglio, il grigio del paesaggio cambió all’improvviso in una straordinaria bellezza, li vidi scambiarsi un sorriso rapido e fugace come una carezza o un bacio.

Sembravano felici. Due ragazzi fortunati, mi dissi, per quanto sia possibile, perché guardando loro, lí, in quella sera glaciale a bordo del vaporetto che li portava attraverso la città lagunare, cosmopolita, tollerante e saggia, pensai quante ore amare erano state vendicate in quel momento per quel sorriso. Lunghe adolescenze girando nei parchi o nei cinema per scoprire il sesso, mentre altri giovani si innamoravano, scrivevano poesie o ballavano abbracciati nelle feste della scuola. Notti in strada sognando un Principe Azzurro della stessa età per poi tornare all'alba fatti una merda, pieni di tristezza e di solitudine. L'incapacità di dire ad un uomo che ha gli occhi belli, o una bella voce, perché, invece di ringraziarti o sorriderti, è molto probabile che ti spacchi la faccia. E quando si ha voglia di uscire, conoscere, parlare, innamorarsi o qualsiasi altra cosa, invece di andare in un caffè o un bar, essere condannato a vita a frequentare locali “gay”, e ritrovarsi all’alba tra questi corpi artificialmente muscolosi, impastticcati, “regine” scandalose, e drag queens “pseudo-sofisticate”. Tranne che alcuni o direi molti si auto emarginino (non avendo ancora accettato del tutto la loro condizione), in squallide alternative come quella della sauna ,il cinema x ,una rivista di contatto oppure nella sordidezza del pubblico orinatoio.

A volte penso a come fortunato, solido e intero deve essere un omosessuale che riesce ad arrivare ai cinquant'anni senza odiare smisuratamente questa società ipocrita,che è solo presa dall’ossessione di scoprire, sapere, provare con chi va o non va a letto per poi condannarlo . Invidio l'equanimità, il sangue freddo di quelli che possono essere sereni, continuare a vivere così la propria vita, senza rancore, al loro modo, come se niente fosse , anziché scendere in strada e prendere a calci in faccia a quelli che in modo attivo o passivo, hanno distrutto la loro vita e continuano a distruggere quella di ragazzi di quattordici o quindici anni che ogni giorno, tutt’oggi, vivono le stesse cose:la stessa angoscia, gli stessi scherzi sui “froci” in TV, attorno a loro lo stesso disprezzo, la stessa solitudine e amarezza. Invidio la chiarezza e la calma di chi, nonostante tutto, resta fedele a se stessi senza stridore, ma anche senza complessi, esseri umani sopra ogni altra cosa. Persone che in tempi come questi, quando tutti quanti, i partiti, le comunità,i gruppi sociali, rivendicano i loro rispettivi debiti storici, potrebbero discutere forse con più diritto rispetto a molti altri, il mancato rimborso di molti anni di adolescenza persi, tanti colpi e molestie subiti, senza aver mai commesso alcun crimine, tanta burla e tanti affronti grossolani,rozzi, scortesi inflitti da canaglie che, non solo nell’ aspetto intellettuale, ma anche in quello puramente umano si trovano ad un livello basso, ben al di sotto di loro. Riflettevo su tutto questo mentre la barca stava attraversando la laguna e la coppia era rimasta immobile, fianco a fianco, spalla a spalla. Comunque prima di ritornare alle mie cose e poi dimenticarlo, fatemi dire quante infelici anime erranti non avrebbero dato qualsiasi cosa, forse la stessa vita, per essere al posto loro; essere lì, a Venezia, dandosi calore in quella fredda sera delle loro vite.

giovedì 19 marzo 2009

Italiani, i loro clichés e il tamarrismo

Articolo tradotto da "la Ciudad perdida de Nivorg": originale a http://nivorg.blogspot.com

Vi lascio questo link che vi porta ad un vivace sito web, creato da un certo Bruno Bozzetto, in cui si confrontano alcuni atteggiamenti europei ed italiani:


È divertente anche se pieno zeppo di clichés e luoghi comuni e per di più alcuni falsi (come quello che fa riferimento al fumo del tabacco oppure quello dei mezzi pubblici di trasporto). In ogni modo prima che vediate la web voglio sottolineare tre cose: in primo luogo, se invece della bandiera italiana ci fosse quella spagnola non mi sorprenderei affatto poichè molte cose che critica il video le vivo anch’io qui a Barcellona, e ogni giorno ...il fatto è che a volte certi stereotipi negativi tendono a convergere, e non capiscono la differenza tra le varie nazionalità. Tutto ció mi porta alla seconda cosa che voglio puntualizzare ,vale a dire questa somiglianza tra alcuni clichés negativi che io credo si debba al fatto che esiste una nazionalità globale presente in tutti i paesi,e che tende a standardizzare alcuni comportamenti, problemi o elementi negativi (chiamiamoli cosí), fino al punto che non si sa se si parla della Spagna, dell’Argentina o dell’Italia. Mi riferisco a questa “nazione tamarra”, a cui appartiene una gran massa di persone che si comportano esattamente allo stesso modo (tamarro) sia qui sia in Cina.

Per finire, vorrei spezzare una lancia a favore dell’Italia e degli italiani; Sappiamo l’attuale situazione di questo paese e tutto ciò che politicamente stanno subendo, ma bisogna anche dire che molti di loro fanno tutto ciò che possono per cambiare e ne hanno fin sopra i capelli di tante e tante cose, come il Vaticano, Berlusconi o la Mafia, inoltre sono anche stufi del fatto che si generalizzi e quindi essere poi tutti giudicati a causa di certi clichés che sono sempre appartenuti unicamente (e a volte anche ingiustamente) a determinate regioni o città, come per esempio la Sicilia o Napoli, infatti sarebbe come dire che ai catalani ci appassiona la “corrida” dei tori, il canto flamenco oppure il cappello messicano cosí tanto venduto nei negozi di souvenirs di Barcellona come "typical catalan". Il fatto è che ci sono molte italie, cosí come vi sono molte Spagne, e pretendere di ridurre paesi cosí ricchi e complessi ad una singola cultura omogenea è una cosa che dimostra l'ignoranza, la mancanza di obiettivi e quindi di nuovo viene fuori il “tamarrismo”. Comunque a parte tutto ciò, io mi sono divertito un sacco con questa web e mi auguro che anche voi facciate lo stesso.
















Turista a Barcellona con il suo cappello messicano... Così felice