domenica 6 dicembre 2009

LGBT Short Film "I mobili delle foto" di Giovanni Maccelli (Video).

Il mobile delle foto è questo mastodontico e soffocante mostro, caratteristico del tipico soggiorno della casa dei nostri genitori, stracolmo di oggetti su cui non c'entra più nemmeno uno spillo. Come suggerisce il nome, di solito è pieno di cornici a loro volta piene di foto di tutte le persone, (parenti e amici) possibili e immaginabili. Beh, per quelli che non lo sanno, è un ostacolo tipico col quale prima o poi, tutti i figli gay che hanno un partner fisso si scontrano. Mai e poi mai un mobile ha fatto così tanto per perpetuare i valori eterosessisti. E superare tale ostacolo non ha fatto mai così tanto per la dignità e l'uguaglianza delle persone LGBT nel nostro ambiente domestico. Da questo punto di vista c'è da dire che regalare cornici di foto digitali può essere davvero molto utile ...

Il cortometraggio che potete trovare più giù, diretto da Giovanni Maccelli, è un brevissimo video fresco e delizioso, di quelli che lasciano un buon sapore in bocca. Ha vinto già numerosi premi, tra cui il recente premio "Siamo Uguali" del Festival del Cinema Gay della regione autonoma dell' Estremadura.


domenica 22 novembre 2009

Salviamo Nemat Safavi. Partecipa nella campagna.

Partecipa alla campagna per salvare la vita di Nemat Safavi e gli altri ragazzi iraniani: Mehdi Pouran, Hamid Taaghi, Ebrahim Hamidi, Mohammad Rezai, Loghman Hamzehpour, Hamzeh Chavi, Qasem e Moshen G. che sono stati condannati a morte da diversi tribunali dell’Iran per il solo e semplice fatto di essere omosessuali.

Nemat Safavi è un ragazzo Iraniano di 19 o 20 anni. A 16 anni, ancora minorenne, fu incarcerato per sodomia. Un tribunale di Ardebil lo ha condannato all'impiccagione. Nemat, dichiarato "colpevole" di 'lavat' (rapporto sessuale tra due uomini) non è stato ancora informato della data precisa della sua esecuzione, ma secondo Human Rights Watch e Iranian Railroad for Queer Refugees potrebbe verificarsi da un momento all’altro. Sotto la legge iraniana il lavat è "punibile con la morte se entrambi i partner sono adulti e in pieno possesso delle loro facoltà mentali" – ciò è in conflitto non solo con l'età dei ragazzi al tempo del "crimine"– (come se se si potesse definire crimine il fatto di essere omosessuale!), ma anche con tutte le leggi internazionali che impediscono, in ogni circostanza, l'esecuzione di minorenni.

Nel 2008, il Deputy Attorney General dell'Iran annunciò che le autorità Iraniane avrebbero eliminato la pena di morte per i minorenni per tutti i crimini tranne l'omicidio, se il parlamento avesse approvato e l'Iran ha addirittura firmato due trattati internazionali per la protezione dei minori (la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e anche la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia). Il Parlamento Europeo, le Nazioni Unite e il vincitore iraniano del premio nobel per la pace Shirin Ebadi stanno facendo pressione sulle autorità Iraniane per fermare le esecuzioni di minorima per il momento senza alcun successo.


CHE COSA PUOI FARE?

1. GIOVEDÌ PER NEMAT SAFAVI. PARTECIPA NEL GRUPPO D’APPOGGIO A NEMAT SAFAVI SUL FACEBOOK

Ogni Giovedì mandiamo in tilt le linee telefoniche delle ambasciate e consolati d'Iran in italia: Vogliamo sapere dov'è Nemat e cosa ne è stato di lui? Vi invitiamo a partecipare all'evento che si svolge ogni giovedì simultaneamente in Spagna, Sudamerica e alcuni altri paesi anglosassoni. Dobbiamo telefonare tra 9:00 e 14.00 p.m. all'ambasciata di Iran a Roma e comunicare la nostra protesta: facciamo collassare i telefoni. Vogliamo soltanto una risposta, informazioni, far conoscere questi casi.

L'iniziativa è stata accolta con favore dal gruppo
Ripudio il fascismo, il razzismo e l'omofobia che ha pertanto deciso di promuoverla.

Questi sono i numeri delle Ambasciate d’Iran a Roma, Berna e del Consolato Generale a Milano.

AMBASCIATA D'IRAN IN ITALIA:
Tel. 06.8632.8485, 06.8621.4478, 06.3294.294, 06.3294.295, 06.3630.7255
Fax. 06.8632.8492
E-mail: info@iranembassy.it

AMBASCIATA D’IRAN IN CITTÀ DEL VATICANO:
Roma – Città del Vaticano
Tel: 06.845.0443

CONSULATO GENERALE D’IRAN A MILANO:
Tel. 02.7200.1189

AMBASCIATA D’IRAN IN SVIZZERA / SWITZERLAND:
Tel. +41 31 3510 801 e +41 31 3510 802
Fax. +41 31 3510 801 e +41 31 3510 802
Email: ambassador@iranembassy.ch e consular@iranembassy.ch


2. POTETE ANCHE INVIARE UNA (O VARIE) E-MAIL E FAX, OPPURE UNA LETTERA POSTALE:

Egregio Sig. Ambasciatore,

Nemat Safavi è in attesa che la Corte Suprema dell'Iran ratifichi la decisione del 2008 che lo condanna a morte per impiccagione, condanna emessa dal Tribunale Provinciale di Ardabil, nella provincia omonima. Nemat fu accusato da questo tribunale di praticare la sodomia quando aveva solo 16 anni e da allora (2006), è stato privato della libertà e tutt’ora rimane in prigione senza garanzie di sicurezza. Nemat adesso ha 19 o 20 anni.

Mehdi Pouran, di 17 anni, e altri 3 ragazzi giovani (Hamid Taaghi, Ebrahim Hamidi e Mohammad Rezai) furono condannati a morte dopo essere stati incriminati nel maggio 2008, teoricamente per aver avuto relazioni omosessuali (fatto da loro negato). Nonostante la mancanza di prove, il Tribunale Penale di Tabriz decise il 20 luglio del 2008 di condannarli a morte.

L'elenco continua con Loghman Hamzehpour e Hamzeh Chavi i quali furono condannati a morte per atti omosessuali nel febbraio 2008 nella città di Sardasht. Fino ad oggi, non si sa nulla di loro, e neanche di Moshen G. o Qasem di Ardebil altri ragazzi processati per “lavat-e iqabi” (sesso anale).

Tutto ciò succede nonostante il fatto che l'Iran abbia firmato due accordi internazionali con i quali si è impegnato alla salvaguardia dei minori d’età, quindi giustiziare Nemat Safavi supporrebbe da parte della Repubblica Islamica dell’Iran rompere di nuovo la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici e anche la Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, per i quali si è impegnata a tutelare e proteggere i minori e non condannare a morte le persone che erano minorenni al momento di commettere “il reato” in questione.

Per tutti questi motivi Le chiedo pertanto, come massimo rappresentante di questo paese nel mio, che la Repubblica Islamica dell'Iran rispetti gli accordi che ha firmato e che, allo stesso modo, siano riesaminate le sentenze di Nemat Safavi, Mehdi Pouran e gli altri minori che si trovano nelle medesime condizioni.

Inoltre, le sarei immensamente grato se mi informasse della situazione di queste persone, esseri umani innocenti, e La pregherei gentilmente inoltre di impegnarsi personalmente in questa causa, chiedendo alle autorità competenti del suo paese, l’apertura di un'indagine più approfondita e di conseguenza più giusta , per quanto riguarda questi casi che difatti non costituiscono nessun reato secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Sperando di ricevere sue notizie , La prego di accettare i miei più cordiali saluti.

Questi sono gli indirizzi delle Ambasciate d’Iran a Roma, Berna e del Consolato Generale a Milano.
AMBASCIATA D'IRAN IN ITALIA:
Via Nomentana, 363
00162 Roma

AMBASCIATA D’IRAN IN CITTÀ DEL VATICANO:
Via Bruxelles 57
00198 Rome / Città del Vaticano

CONSULATO GENERALE D’IRAN A MILANO:
Piazza Diaz, No. 6
PO Box 20123
20123 Milan

AMBASCIATA D’IRAN IN SVIZZERA / SWITZERLAND:
Thunstrasse 68
3006 Bern

É possibile spedire fax gratis da questi siti: Myfax.com o Faxalo.it



3. INVIA QUESTA LETTERA IN INGLESE ALLE AUTORITTÀ IRANIANE COMPETENTI:

Dear _ _ _ _ _ _ _ _ _:

I write to express my grave concerns for the safety of Nemat Safavi, Mehdi Pouran and Moshen G., Hamid Taaghi, Ebrahim Hamidi y Mohammad Rezai, following reports that he has been sentenced to death allegedly due to homosexual activity. According to reports and world press coverage, Nemat Safavi, was arrested when he was only 16 years of age and charged with lavat. He has since been condemned to death by a court in Ardebil, in the northwest Azerbaijan region.

Nemat Safavi and the other boys, does not appear to have committed any of the crimes for which you stated Iran delivers the death penalty. I am aware that Iran continues to charge people with lavat, rape and also that other laws are used to justify the execution of homosexuals in Iran. I have grave concerns that your government continues to persecute the Iranian gay, lesbian and bisexual community and is, in fact, still executing people due to their homosexuality.

In addition to this, Nemat was reportedly 16 years of age at the time of his arrest and as such was still a minor. As you are aware, Iran has signed on to two conventions agreeing not to execute juvenile offenders. Executing Nemat would be a flagrant violation of both Article 6(5) of the International Covenant on Civil and Political Rights and the Convention on the Rights of the Child.

I ask that Iran live up to its commitments to its children and young people and immediately cease all executions of juvenile offenders.

I ask that Iran cease and desist from persecuting the gay, lesbian and bisexual community. I ask that you ensure that gays, lesbians and bisexuals living in Iran are not executed for their sexuality, are treated fairly by the police and justice system and that you take steps to ensure justice for all your citizens.

Finally I ask for an immediate stay of execution for Nemat Safavi, Mehdi Pouran, Moshen G., Hamid Taaghi, Ebrahim Hamidi y Mohammad Rezai and call for his immediate release from gaol.

I respectfully request that you consider these issues as a matter of urgency. I am not alone in my concerns for Nemat Safavi, Mehdi Pouran and the others, and the homosexual community in Iran and I ask that you act quickly to improve this situation.

In the name of Human Rights, please stop the executions of homosexuals and child.

Yours Sincerely, (il tuo nome qui)

E-MAIL E INDIRIZZI POSTALI DELLE AUTORITTÀ IRANIANE.

É possibile spedire fax gratis da questi siti: Myfax.com o Faxalo.it

1) PRESIDENT OF ISLAMIC REPUBLIC OF IRAN
MR. MAHMOUD AHMADINEJAD
E-mail: dr-ahmadinejad@president.ir
You can use this link of the
Presidential Web
Dear Mr. President / Egregio Sig. Presidente.

2) LEADER OF THE ISLAMIC REPUBLIC OF IRAN
AYATOLLAH SAYED ‘ALI KHAMENEI
The Office of the Supreme Leader
Ayatollah Sayed ‘Ali Khamenei, The Office of the Supreme Leader
Islamic Republic Street – End of Shahid Keshvar Doust Street
Tehran (Islamic Republic of Iran)
You can use
the website (English)
Your Excellency

3) HEAD OF THE JUDICIARY AYATOLLAH SADEGH LARIJANI
AYATOLLAH SADEGH LARIJANI
Howzeh Riyasat-e Qoveh Qazaiyeh (Office of the Head of the Judiciary)
Pasteur St., Vali Asr Ave., south of Serah-e Jomhouri
Tehran 1316814737 (Islamic Republic of Iran)
Email: info@dadiran.ir
Your Excellency

4) HEAD OF TEHRAN JUDICIARY
MR. ALI REZA AVAEI
Karimkhan Zand Avenue
Sana’i Avenue, Corner of Ally 17, No 152,
Tehran (Islamic Republic of Iran)
E-mail: avaei@Dadgostary-tehran.ir
Dear Mr. Avaei / Egregio Sig. Avaei.

5) DIRECTOR, HUMAN RIGHTS HEADQUARTERS OF THE ISLAMIC REPUBLIC OF IRAN
MR. MOHAMMAD JAVAD LARIJANI
Howzeh Riassat-e Ghoveh Ghazaiyeh
Pasteur St, Vali Asr Ave., south of
Serah-e Jomhuri, Tehran 1316814737
Islamic Republic of Iran
Fax: +98 21 3390 4986
E-mail: int_aff@judiciary.ir

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Cerchiamo insieme di salvare Nemat, la sua giovinezza e il suo sogno di libertà. Vogliamo che l'Italia si impegni per salvare la vita di Nemat e degli altri ragazzi che come lui si trovano in una situazione disperata per l’unico fatto di amare un’altra persona del suo stesso sesso. Vogliamo che il nostro paese non resti inerme davanti a questa incivile efferatezza. Chi salva una vita, salva il mondo intero. Copia e passa questo messaggio e agisci.

Per altre informazione qui:
La ciudad perdida de Nivorg
Nemat Safavi

sabato 17 ottobre 2009

Campaña por los desaparecidos del Franquismo.

Apoyad la campaña de recogida de firmas para el "normal cumplimiento del Convenio Europeo de Derechos Humanos en España para el caso de los desaparecidos del Franquismo". Podéis leer más abajo el manifiesto íntegro que también podéis suscribir o postear. Asimismo, en el siguiente blog que os enlazo, podéis firmarlo vía on-line: Desaparecidosdelfranquismo; también podéis hacerlo a través de la web de Federación de Foros por la Memoria de España, o cualquiera de las restantes asociaciones firmantes del manifiesto (en total 50).



Por un normal cumplimiento del Convenio Europeo de Derechos Humanos en España para el caso de los desaparecidos del franquismo:

Nuestra ley de la “memoria histórica” es la ley de una “vergüenza histórica”. El modelo de búsqueda, localización y exhumación de los desaparecidos del franquismo vigente hoy en España es el de la Orden de Franco de Mayo de 1940 – que nuestra ley “de la memoria” copia – no el del Tribunal Europeo de Derechos Humanos ni el de Naciones Unidas.

Por ello, como si España estuviese fuera de Europa, o de las Naciones Unidas, en vez de una “investigación oficial efectiva e independiente”, sin tardanza, y por iniciativa de nuestras autoridades nacionales – no de las familias –, como exige el Tribunal Europeo, tenemos una ley que es un laberinto jurídico, que no recoge ni una sola de las obligaciones internacionales del Estado en materia de “verdad, justicia y reparación” y que no garantiza, en modo alguno, los derechos fundamentales de los familiares de los desaparecidos.

Tras treinta años de democracia y Estado de Derecho España no ha cumplido, todavía, ni una sola de sus obligaciones en la materia, a pesar de seguir siendo en la actualidad el segundo país del mundo en cifras de desaparecidos, tan sólo superadas las 150.000 víctimas de nuestras fosas clandestinas – y el indeterminado número de niños robados por la dictadura – por las cifras del régimen de Pol Pot en Camboya.

Lamentamos que en la elaboración de la ley nuestras autoridades hayan preferido seguir el sistema de garantía de derechos y libertades previsto por Franco al del Tribunal Europeo de Derechos Humanos, o al de la Corte Interamericana de Derechos Humanos, negando con ello, de forma contraria a la legalidad internacional, la normal aplicación en nuestro territorio de los artículos 2 y 13 del Convenio Europeo de Derechos Humanos a todas estas víctimas. Sentimos también que España no haya recogido las exigencias de la Declaración sobre la protección de todas las personas contra las desapariciones forzadas (Res. 47/133 de la Asamblea General, de 18 de diciembre de 1992) ni se haya hecho eco de las contundentes observaciones finales adoptadas por el Comité de Derechos Humanos del pasado 30 de octubre de 2008.

Lamentamos que, con ello mismo, nuestras autoridades democráticas – no ya la sangrienta dictadura franquista precedente – vengan haciéndose responsables de la prolongación de la incertidumbre y el sufrimiento de los familiares de los desaparecidos, lo que es constitutivo de un trato cruel e inhumano prohibido por el Convenio Europeo de Derechos Humanos (artículo 3), por el Pacto Internacional de Derechos Civiles y Políticos (artículo 7) y por la Convención contra la Tortura y Otros Tratos o Penas Crueles, Inhumanos o Degradantes (artículos 1 y 16); todo ello mientras se continúan desatendiendo obligaciones esenciales, recientemente reiteradas por el Tribunal Europeo de Derechos Humanos y el Comité de Derechos Humanos. Las necesidades específicas de colectivos de familiares de desaparecidos en grandes fosas deben ser igualmente reconocidas.

Lamentamos que nuestro Gobierno no haya emprendido, todavía, medida alguna ante el caso de los “niños perdidos” del franquismo – que la llamada ley “de la memoria” ni siquiera menciona – a pesar de tratarse de desaparecidos aún en vida, buscados por sus familias y para los que cada día que sigue pasando sin actuación de nuestras autoridades resulta, además, en una adicional privación de su “derecho a la vida familiar” conforme el Convenio Europeo de Derechos Humanos (artículo 8), y el Pacto Internacional de Derechos Civiles y Políticos (artículo 23), obstruyéndose así la reagrupación de estas familias desgarradas por la dictadura.

A la vista de todo ello, los firmantes del presente comunicado pedimos al Gobierno de España que cumpla con su obligación de dar normal aplicación en el país al Convenio Europeo de Derechos Humanos, y a todas las normas internacionales que le obligan, y atienda a su deber, moral y jurídico, de ofrecer “verdad, justicia y reparación” respecto los desaparecidos del franquismo y sus familiares, comenzando por modificar la vigente ley y articulando un sistema de búsqueda, exhumación e identificación de los casos de las fosas – y de localización de los “niños perdidos” – mediante una Comisión Nacional de Búsqueda de Desaparecidos participada por representantes de la fiscalía y la judicatura, del Gobierno de la nación, de los cuerpos policiales y las instituciones de derechos humanos así como de las asociaciones, entre otros, conforme los estándares internacionales.

Gracias a Juan Carlos y Santi por compartirlo e informame.